mercoledì, luglio 01, 2009

Che cosa succede?

Devo tornare al lavoro, vorrei che tutto quello che desidero si realizzasse. Come altri 6 miliardi di persone in fondo.
E desidererei che ciò che spinge le mie pulsanti decisioni non dipenda solo ed esclusivamente dal mio egoismo: che un pò ce ne sia, è ovvio, innegabile, inevitabile, chiaro. E nessuno lo mette in dubbio.
Vorre davvero essere generoso e comprensivo come predico. Ma è difficile, cazzo se lo è.
Perché neanche te ne rendi conto, ed eccola la reazione che provochi: quello che non avresti voluto succedesse, succede per l'appunto.
Io sono un pò stanco di aderire sempre a canoni di impostazione secondo cui determinate cose debbano essere fatte, sarebbe meglio farle, c'è tempo per tutto. Io il tempo vorrei stravolgerlo, prendere le lancette in mano, e farne ciò che voglio, trovare un equilibrio che concili le richieste di tutti gli altri 6 miliardi di individui.
E come mi è stato detto, sarebbe bello avere giornate di almeno 48 ore e poter soddisfare almeno il doppio delle proposizioni che ci si detta, almeno nel mio caso. Ma tanto poi sarebbe lo stesso: non sarebbero sufficienti neanche quelle 48 ore, e se ne richiederebbero 96 per sentirsi anche solo poco soddisfatti. Che giro.
Che tristezza, il mondo intorno e a me certe volte sfugge.
Fatti valere! ;)


(Conclusioni inesistenti per riflessioni sconclusionate: appunto ho detto la stessa cosa).







Oddio che fico!
Eccolo, così il tempo è amico.

giovedì, giugno 04, 2009

Calore denso

Sono andato in cucina per farmi una tisana pro-rilassamento, ricerche cinematografiche hanno affaticato e gli occhi bruciano rossi dall'accecante luce dell'écran. Era quasi mezzanotte, poco fa.
Io e mia madre abbiamo preso tre bicchieri in cristallo, versato all'interno il vino bianco della bottiglietta nana al fresco invecchiamento da Capodanno, sostituito le tre solite olive verdi con tre buone ciliegie mature e abbiamo sorseggiato il frizzantino sapore della compagnia familiare con il cinquantenne assuefatto di bombe televisive mezzo addormentato sul divano. Ho sentito un pò di calore dentro e me ne sono rallegrato.
Ho accanto a me la tazza di Winnie The Pooh di mio fratello con la tisana che lentamente si raffredda e mi accompagnerà al sonno prossimo.
Nel porta-penne più in là, invece, c'è il cono gelato molto artigianale che Anna mi ha portato, ennesimo sgarro della maga delle tentazioni, e una goccia di crema scende sul lato destro.
Me lo mangio.

lunedì, marzo 30, 2009

The strength of something you can't control

"Non, il n'y aura pas de diner avec Clayton Newlin, il n'y aura pas d'amour, tu m'as attendue des millénaires et je te pose un lapin, ton étreinte se refermera sur le vide, ton souffle ne brulera personne, je t'ai attendu depuis le jardin mais il ne se passera rien, tel est le souverain désir du malheur, je ne te dirai aucun secret, il est plus facile de mourir que de vivre, c'est pourquoi ma vie entière ne sera que mort, chaque matin, au sortir du sommeil, ma première pensée sera que je suis déjà morte, que je me suis donné la mort en disant non à l'homme qui était ma vie, comme ça, sans raison, sans autre raison que ce vertige qui pousse à tout rater, que cette puissance abjecte du mot non, ce non qui s'est emparé de moi au moment crucial de mon existence, éteignez les torches, enlevez vos beaux habits, la fete est finie avant d'avoir commencé, qu'il n'y ait plus de soleil, qu'il n'y ait plus de temps, qu'il n'y ait plus de monde, qu'il n'y ait plus de rien, que je n'aie plus dans le coeur cet énorme pourquoi, j'étais celle qui avait l'univers entre ses mains et j'ai décidé qu'il mourrait, pourtant je voulais qu'il vive, je ne comprends pas ce qui s'est passé".
Amélie Nothomb, Biographie de la faim

Y a-t-il de meilleures descriptions d'une telle sensation?








Tideland--

domenica, marzo 22, 2009

Annullamento

E preso d'improvviso da un raptus annientatore, di volontà distruttiva fulminea, cancellerei tutto quello che sono per ricominciare.
Perché perso in questo vuoto di Essere non so più cosa si deve fare di preciso, e ho un'angoscia che non riesco ben a concepire. Faccio finta che tutto sia niente, e spero di trascorrere ogni giorno sospinto e animato da caparbia costanza lavoratrice, cioè fare tutto quello che devo fare, e fare anche qualcosa di più, se riesco, senza sentimento provato e sensazione ad intaccare. Invece stupidamente non mi accorgo che già solo il fatto di affrontare il mondo illudendosi di una futura morte del pensiero sentimentale è espressione di qualcosa, quanta paura c'è.
Voglio non utilizzare più il congiuntivo, ma riuscire a dire anche a me stesso la realtà della mia debolezza senza l'illusione che un mero artificio grammaticale possa rendere la possibilità dell'affrontare l'azione stessa. Possa appunto. E vedere invece me a realizzarla questa possibilità. E' l'ammissione dello sbaglio che sono, ma della lacrima, perché vorrei raggiungere quello che non sono mai stato. Non come qualcun altro mi vuole, ma come può andare bene a me. Forse piano piano il passo riuscirò a farlo. E sbaglio già nel forse.

lunedì, marzo 16, 2009

DISRUPTION!

Un muro scosceso di montagna impervia può essere comunque scalato.
Puoi divertirti a far cader giù sassolini o massi nel constatare l'altezza raggiunta nella propria impresa di realizzazione.
Io voglio essere almeno un pò soddisfatto di me.
Perdita di controllo costruttrice, positiva, rivoluzione rossa socialista. Quella giusta.

domenica, marzo 15, 2009

Sogg

Sono deluso da me stesso, solo me stesso, quando riesco a far tornare per un pò tutto alla "normalità", e poi abbraccio nonostante tutto minuti di dispersione e addio chers efforts. Divago in una dimensione di nulla e mi illudo e mi trastullo. Ho tanta paura, e voglio scriverlo qui per liberarmene adesso, non perché qualcuno necessariamente lo legga.

martedì, febbraio 24, 2009

La trama delicata

Non so specificare se possa essere una reazione dovuta ad un accumulo di emozioni relative ad un determinato suono, se la melodia standardizzata nonostante la sua mutevole differenza causi in me una sorta di risveglio emotivo, e all'improvviso cambia, l'espressione del volto.
Non lo so, però sento che nel mio sforzo quotidiano al raggiungimento di una pur parziale e mai perfetta stabile maturità si insinui sempre quel piccolo ruscello di sofferenza malintesa, di noia nostalgica di un tempo che forse non ho mai vissuto, sento il bisogno di non essere solo, ho bisogno di contatti umani.
E come un cd che abbia perduto la forza di andare avanti, ascolto la melodia mentre scrivo, perché lacrime di stanchezza adesso riescono a raggiungere quel tutto immateriale e non differenziato, perché il momento migliore per scrivere è nella serena constatazione dell'impossibilità di cogliere adesso l'inesprimibile trama del desiderio.

martedì, febbraio 17, 2009

bon anniversaire


Tanti auguri a te.
A noi

lunedì, febbraio 09, 2009

Moderazione e temperamento stordito

Ho mal di testa un pò deciso oggi, non se ne va ed io ho voglia intanto di rock.
Tra due giorni è il mio compleanno ed è ok.
Vorrei urlare come una rockeuse americana e poter essere di voce particolare in un corpo con le palle come alanis.
Affinamento, sempre lavoro su se stessi. [气功]
Vorrei non essere del tutto italiano ma un infuso di sapori agrodolci.
Vorrei sapermi accontentare e non sentire un peso di insoddisfatta prestazione, va bene così, rilassati!
Voglio saper parlare tante lingue.
Sento dell'arte racchiusa in un guscio di pigrizia ritardante. Flashes obliqui e lucenti.
Vuoi venir fuori?







E con la lanterna si potrebbe esprimere qualche desiderio.

venerdì, gennaio 30, 2009

Novembre inoltrato

Il mondo continua a girare, ed io vorrei potesse fermarsi, ogni tanto, e impedire al tempo di rincorrere l'ansia di realizzazione insita nell'uomo, già in lui, da sempre, fermarsi un pò.
La notte giunge, ed io vorrei non fossero solamente le 10, ma mezzanotte inoltrata, finalmente sotto le coperte, con le braccia strette intorno alla pancia e le labbra che borbottano cose oramai prive di valore, ma che, retaggio infantile, acquietano l'animo.

Mi viene da piangere, invece vorrei tanto sorridere.
So che tutto ciò che cerco devo trovarlo nella forza di crescere, e nessuno mi regalerà mai niente, e questo vorrei tanto accettarlo e non sentirmi invece così schiacciato da un macigno senza nome ogni volta che mi smarrisco e sento gli occhi inumidirsi, o perdo la pazienza, e mi "sbatto", da una parte all'altra.




E poi penso al resto del mondo che muore di fame, di guerra, di freddo, di egoismo, e tutto cresce ancora più vertiginoso, e mi sento sprofondare.
Ci sono momenti che non vorrei rivivere, ma poi capita di esserci dentro, ancora, ancora.

.

martedì, gennaio 27, 2009

Sembra lo si voglia dimenticare

Non è un falso buonismo, non è assolutamente ostentare una facciata di cordiale comprensione-apprensione, seguire la moda comportamentale del bravo storico sensibilizzato nel ricordo di avvenimenti universalmente atroci.
E' semplicemente senso di umanità e profonda amarezza, impotenza, tristezza, di fronte a tutto ciò che è stato.
Spesso mi accorgo del fatto che su questo spazio non scrivo serie valutazioni personali, forse per paura di sbagliare, avendo ancora molte cose da capire, tendo comunque in generale a sottovalutare.

Questa sera però sono stato spinto da una rabbia improvvisa e gelida, mi sono stancato di udire la sommessa indifferenza della gente, che non credo non abbia un cuore, ma che si riveste di controtendenza, di fare alternativo e atteggia superba la propria indifferenza. Ci vorrà pur qualcuno che "fa l'alternativo", no? Freghiamocene, ed andiamo a festeggiare con una bella bevuta. Ma si.

Ho semplicemente chiesto di non dimenticare, anche se la vita va avanti, anche se ora altre migliaia di persone muoiono, ancora, come tutti i giorni nella storia dell'uomo che vive e che calpesta il suo simile per raggiungere i propri obbiettivi. Nel Vicino Oriente, come in tutte quelle regioni sconosciute o classificate di Terza importanza, in cui regna il dittatoriale silenzio nelle gole di uomini troppo stanchi per denunciare la sporcizia intorno a loro. Oppure codardi. Oppure siamo noi che non lo sappiamo.

Mi sento triste, perché tutto va in rovina, ma sento ancora voci soffiate che accarezzano la speranza puramente umana.
Sono fortunato, ho delle coperte sotto cui dormire.

domenica, gennaio 25, 2009

Low Profile!(Cioè, renditi conto)

Non credevo sarei riuscito a scrivere questo mio pensiero volante notturno, rientrato a casa ho trovato la corrente staccata, tutto buio. Ho acceso una candela da sempre lì accanto ai miei oli ma mai accesa, ho ritenuto potesse essere utile scrivere un pensiero volante notturno dopo aver trascorso una serata a riflettere sul senso attuale dell'insicurezza umana che si fa forza nella debolezza, si nasconde dietro a falsi veli che si crede riescano ad ingannare, ma infine fanno percepire tutto.Traspare tutto,chi sa leggere il movimento sussultuoso dell'occhio che sfugge all'ala fiammante della radice colorata, sa intravedere anche quegli spazi che rimangono bianchi, in cui viene a formarsi la risposta che stai aspettando, non quella che tu credi sia, ma semplicemente una risposta. Niente è a caso e tutto è in una posizione di precisa correlazione con miliardi di altre cose-elementi-caratteri tutt'intorno.Non ci si può dissociare quando lo si decide,e poi connettersi per dar sfogo all'egoistica ricerca di conforto momentaneo.
(Poi ho capito che bastava tirare su la levetta del contatore vicino al telefono in corridoio, forse è scattato perché stasera c'è stata una brutta pioggia, ed io a guidare stordito -alla vista- da fari troppo alti e perso in nubi di gocce rafferme a creare uno spazio per procedere in una melma tossica).
Si rischia in qualunque circostanza, qualsiasi sia la strada che si scorge come quella possibile: bene ricordarsi sempre però che la più breve, la più facile, quella che determina un minor dispendio di energie, meno noia, meno pensiero-a-cui-deve-seguire-un-atto, meno frustrazione conseguente alla consapevolezza del dover far qualcosa, non porta quasi mai al tuo bene. La strada più facile nasconde la tua passiva rassegnazione alla realtà che non hai mai accettato e che forse non hai mai voluto cambiare, non ci sono cose che non si possono fare, ci sono cose che invece in modo inconscio, ma lucido quand meme, tu decidi di non fare perché perseguitato da una nuvoletta di vittimismo in cui trovi maggior immediato riconoscimento, l'immagine di un personaggio stilizzato che rincorr
e il crogiolo del suo male, una culla in cui poter comodamente piangere lacrime pessime, intrise di pura arroganza pronta solo a dissolvere.
Non esiste l'autoconvincimento nell'esattezza di una pratica che provoca Male, il male non è esattezza, nessuno giudica il modo in cui dovresti raggiungere questo bene. Forse neanche io lo conosco, c'est qui, Moi? Non sono seduto su nessun piedistallo, intendiamoci. Lo so bene, anche io.
Troppo facile dire che si è provato, che si è fatto il possibile, che si è tentato, che forse è il mio destino, che voglio star male. Che questa è la mia vita. Rischia la bellezza di questo bene. Qualunque esso sia. Luogo comune dell'uomo che non rischia l'ebbrezza della pursuit of happiness: tra l'ignoto e un presente mediocre, barbaro, incostante, equilibrato di pesi nulli, preferisco il crogiolo del discreto avvenire.

-Non sono problemi tuoi! Mi risponderesti..Voglio essere la mia gabbia, la mia porticina liberatoria, le mie mani la chiave, la mia pelle lo scheletro metallico. Ma se il mondo finisse in te, cosa acquisteresti? Cosa doneresti tu, a questo? Quale la gioia, quale la spasmodica attesa, quale la sconfitta, la vincita, la vittoria, la perdita? Da soli niente è tuo compagno di avventura, freddo, ghiaccio e pietra. Solo se tu, libellula in mezzo ad altre libellule, capirai di non essere la sola, tutto potrà cominciare ad avere un inizio, di svolgimento, risoluzione, complicazione, di fine, più facile è offuscare la dorata volontà di antica consapevolezza del grigiore paralizzante. Si crede di essere giustificati.
Smarrito come una dolce Caterina vado in città e mi meraviglio di quanto sia vario il mondo.
E desidero anche io affermarmi.
(Acceso il modem, la candela è la mia fonte di illuminazione, non accendo la lampadina per farmi luce. Allora comincio a scrivere).




Writing something while your ears hear a sweet
instrumental voice. AnimaAmina.