sabato, settembre 13, 2008

Non penso ci siano sempre ragioni.

Abbasso il volume della tv, a me fondamentalmente non è mai fregato troppo di moto o formule uno, se non per improvvisi sbalzi di compagnia virilmente accolta non con eccessiva noia.
Metto su nel mio pc le canzoni che ultimamente maggiormente allietano il mio tempo, umore altalenante, non riesco a controllarlo molto bene, questo sentimento di distratta atmosfera, sospeso in un vuoto emozionale che disarma nella sua inconsistenza.

Leggo molto. Mi piace. E sembra riesca quindi a trovare il momento per me stesso. Che però così tante volte tengo lontano per paura di svenire davanti al fantasma che si nasconde dietro alle mie fantastiche immaginazioni, penso e ugualmente cerco di non pensare. Mi piace a volte sentirmi lontano dal mondo, e troppe volte soffro di questa lontananza. Paura che io non sia preso in considerazione, paura frustrante di crescere troppo violentemente, sono fragile, debole, forte e autoritario.


Estraneo in un mondo che tante volte mi fa stare bene, ed alcune, altrettanto numerose, mi fa vomitare dall'indifferenza, e dalle frasi non dette.
Quando io so che voi sapete, e voi pensate che io non sappia. Idioti.
Decido io quando, ma non rompete.

Un soffio costante sul collo, un peso di correttezza da presentare con lento impegno, è tanto difficile crescere!
Timore del prossimo essere me stesso, e di tante parti di cuore ormai andate via col vento della transizione, tante persone che amo non ci sono, non come prima, ed io a volte ne vengo nuovamente turbato.
Pensieri improvvisi e fastidiosi. So di essere debole, ma quando la palese verità si fa concretezza nel pulsare del sangue nel cuore, ne soffro e vorrei essere sordo allora, non solo di orecchi.

Il silenzio certe volte è tanto bello.


Lacrime non ce ne sono, perché la tristezza e il dolore sono altre amiche di questo stato di eccessiva astrattezza che sento dentro, e che mi rende solo? incompreso, perché io così voglio mostrare me stesso alle mie stesse Luci?
Apatica visione del mondo che circola.
Accade di sentirsi frenati da impulsi troppo spesso nemici.

L'unica chance si annida nella forza del proprio corpo: dai un calcio a tutta quella matassa di ritorta inettitudine e fai una ruota, sorridente. Sorridendo.









(Stai attento a non eseguire bruschi movimenti mai effettuati prima, potresti farti del male)

venerdì, settembre 05, 2008

Semplice condotta naturale

Penso a Renoir se dico tranquilla giornata di vita.
Non ho potuto ammirare questo quadro.
Volevo presentarlo a fine post.
Un sogno di linee ed onde immortali.



Capita spesso che si senta dire che la più giusta inclinazione emozionale per poter scrivere un post,una pagina di diario,una lettera sia una strana e lieve bolla di malinconia e di leggera angoscia,dal peso devastante,o meglio in molti ritengono che la tristezza sia fonte di profonda riflessione,e di introspezione meticolosa. Niente di più vero.
Ma mi rendo conto che alcune volte si debba testimoniare anche quanto sia semplice e soffice la naturalezza del vivere,quando lo si faccia davvero,per qualcuno,non solo per se stessi,per il futuro,il presente che a quel traguardo ci condurrà.

Più che altro credo questa sia una sfida contro me stesso,souvent pris da quegli sbalzi percettivi di sensazioni che mi travolgono,e i cauti sfoghi bloggari di altre sperdute terre virtuali ne possono essere l'esemplare dimostrazione.
La tranquillità deve essere ricercata,coltivata,nutrita,e si deve avere soprattutto il coraggio di essere parte del suo suono,questo richiede concentrazione e propensione all'esattezza generale.

E' bello sapere di non essere perfetti,ma di fare tutto quello che di buono può essere fatto per le persone che si amano,e udire a tua volta di ritorno quelle parole che dentro di te pronunci ogni giorno,pensando loro. Pecca di presunzione: può essere fatto sempre di più per le persone che si amano,sempre meglio,sempre nel modo più giusto.
Ecco,mi rendo conto però che lo stesso stile compositivo manca di qualcosa..
Quella solita sfumatura verdastra che contraddistingue ed esalta. Il problema è che ho paura di dire qualcosa che possa subito danneggiare,superstiziosi giochi mentali.
Ma io voglio riuscire sempre di più a delineare la forma vitale di questo mio buddha-siddharta-hachikò che mi contiene fedelmente,ma che non del tutto riesco ad afferrare. Non lascio fare al tempo: sono Io che agisco nel tempo.

E mi sono reso conto che vorrei trovarmi davanti ad una pagina vuota e scrivere non di me,ma di me attraverso altre parole,immagini,e dare spazio a ciò che mi rappresenta perché parte del mio mondo e del mio amore.

Alla ricerca di passioni (nascoste) multicolore.



martedì, settembre 02, 2008

Ticchettii alienanti

Questa melodia mi è entrata nelle orecchie lentamente,giorni trascorsi ad ascoltare quel nuovo cd in macchina,in viaggio,appostandosi nel discorrere,quella strana aura di incanto,viene da lontano,è autografato,è alternativamente affascinante.
Non ho ancora afferrato esattamente il senso di ogni singola parola,non le ho capite esattamente tutte.Poi ho letto il testo,è la mia canzone di fine estate.Ora suona dalle piccole casse del mio pc,vellutato sentimento elettronico ed innovativo,parole difficili,è una grande compositrice,in effetti.
Allevia questa rabbia che sta crescendo tanto e non conosco esattamente il motivo,la ragione,il fine a cui una cosa di per sé sbagliata potrebbe condurmi.
Ma non rabbia di quelle violente e bastardamente dissolutrici,una rabbia di delusione e di pessimo sconforto.
Non metto in dubbio sia il risultato di sorrisi mancati e promesse non mantenute,programmi già presi e poi dissolti dalla stupida mancanza di energica iniziativa.Quindi è relativa al giorno,è solo un momento.
Ma a me sembra che in realtà,dentro,tutto questo essere inadatti anche tra le mura della propria valle non sia un sintomo di amarezza momentanea,ma ci sia sempre stato,forte e rivoltante.
E non ci posso far niente se piango di insoddisfazione e rammarico!Ma sono la mia debolezza e la mia forza del reagire.
Ho bisogno di forti stoccate decise e consapevolezza,almeno del fatto che io esisto e che il mio piccolo mondo posso gestirlo io,il destino è mia proprietà,sono io il faber.
Trovo indifferenza intorno,pensando alle proprie vite il flusso dei respiri mi giunge sussurando agli orecchi stanchi e non riporta nient'altro se non la cadenza altrettanto stanca del loro scorrere.E' certo però che ognuno ha il suo momento di debolezza.
Io non voglio averlo,se non necessario.Magari per riflettere.
Già rifletto.
Voglio evolvere in una forma migliore.
Eppure,giocavo sempre ai pokémon.












E come
un facchino
cammino,
cercando
di non
cadere..