martedì, dicembre 30, 2008

Fine

Mi sono subito reso conto che scrivere fine come titolo del post possa giustamente, ma fallacemente far riferimento ad una lista possibile di ciò che questi ultimi giorni provoca nel mio ricordo e nella mia volontà di futuro.

Mi confrontavo con il suicidio.
Potrebbe essere in realtà molto semplice morire, per mano propria, serenamente e lucidamente, perché esausti. Lasciarsi scivolare lungo la cornice di un davanzale al quinto piano di un palazzo, senza che nessuna oda il tonfo prodotto da un corpo macilento che viene in contatto con un suolo che sembra là che ti chiami, vieni giù.
Ho finito di leggere un libro ed è stata una sorpresa accorgermi come non mi aspettassi nulla al pari di un semplice finale non troppo lontano dalla logica, ero solo troppo preso da ogni singola parola, ogni frase di un testo che scorreva e in alcune parti più ricercate offriva una gamma descrittiva di azioni e immagini concrete quasi sconcertante, per accuratezza e tecnica.
Non parlo di suicidio estremo e disperato: sembra paradossale concepire la parola suicidio in maniera distaccata da atto estremo e folle. C'è differenza.
Schopenhauer affermava che il suicidio rappresentava la vittoria surclassante e inoppugnabile della volontà di vivere; paradossalmente il suicidio, come rifiuto della vita terrena a cui si è stati destinati, è quindi la liberazione dalla frustrazione dell'esistenza effettiva, a cui si dice no, sperando di accoglierne in questo modo una nuova, semplicemente un'altra vita, in cui credere di poter far meglio tutto ciò che si è fatto nella ormai da poco precedente, rifiutata. Non si tratta esattamente di un gioco di rifiuto e nuova accettazione, la vita. Pensavo al suicidio come affascinante constatazione della grandezza di un genio umano, che ha concluso tutto e vuole morire. Quel libro è davvero un bel libro.
Penso che tante volte l'uomo sia troppo codardo, pavido e tutto fuorché coraggioso per giungere a perpetrare una simile pugnalata mortale all'esistenza che l'ha animato di soffio vitale; dico meno male perché forse a questo punto ci sarebbero morti continue e apparentemente ingiustificate, immotivate, c'erano dei problemi, ma non credevo fino a tal punto. Ma è affascinante sapere che sia esistito qualcuno così forte da mettere a tacere la voce che tutti hanno dentro, e quell'istinto naturale che proclama la necessaria sopravvivenza; qualcuno di così tormentato, personaggio noir esploso in silenzio, qualcuno di così presuntuoso, egoista e non vigliacco: bensì coraggioso, e così idiota.
Ma l'uomo ama la vita, ne ha paura, della vita, della sua, di quella degli altri simili, e lotta per cercarle un senso.
E' così affascinante, però.

giovedì, dicembre 25, 2008

Din-Din

Un'immagine che scalda e promette sorrisi passionali.
E' il 25 di Dicembre, Auguri di Buon Natale, un nuovo Natale, puntuale, determinante. Sereno, davvero?
Ascolto le canzoni che hanno composto il mio Medium
Christmas songs' Cd, con le cuffiette da American cool boy, che mi isolano dal mondo, e mi fanno trovare per un pò, la pace. Ieri sera andando al letto ho posto questa domanda a me stesso, ma più che una domanda, è stata un rivoltante e rivoltoso rendersi conto di quanto vorrei fosse tutto diverso a volte, nel mio saper vivere, nel mio essere e saper essere: credo io mi sia sempre un pò sopravvalutato, in importanza e capacità di vero affetto, l'uomo è talmente egoista da illudersi che tutto sia così come debba essere e va bene, perché fa bene a lui stesso, proprio a lui, gli altri, beh io sono egoista!
Si può riuscire ad amare veramente? Mi sono bloccato, in me, nella paura asfissiante di qualcosa che dovrebbe essere diverso e che così non va, ed ho avuto paura della sterilità del mio pensiero, così arrugginito da amarezze che io in me avrei potuto evitare, sensi di colpa galoppanti ed irrequieti che si impossessano del mio errore e mi fanno riflettere, e constatare quanto sia piccolo, egoista, e insoddisfatto.
Io non credo di non saper amare. Non è così. Ma provo inadeguatezza adesso, fonte di questioni irrisolte e tanti fraintendimenti, e allucinazioni, sobbalzi stomacali, battiti di cuori, sofferenza.
Come poter cambiare tutto? Come potermi liberare da questo manto di sporcizia misera e poter vivere, e ringraziare di essere amato così tanto da un amico che ho sempre paura di non rispettare?
Come? Ho sempre sbagliato?
Tutto ciò prescinde dal terribile vittimismo. E' morte del mio riflettere.
Ma l'uomo pensa.
Sperando che questo mal di pancia passi, Grazie amico dei tuoi bei doni, io ho il tuo primo cd!:)

venerdì, dicembre 05, 2008

Tranquillo evolvere di figure mentali sonore

Ci sono alcuni che sentono soddisfazione nel portare a termine i propri compiti (anche scolasticamente parlando), è un elemento che li rende pieni e avviluppati in una sensazione di fare ed aver fatto. Ho studiato e mi sento bene, ovvero calmo perché so di aver concluso qualcosa. Tempo trascorso a sfruttare minuto per minuto poetiche espressioni del cuore, della mano e del pensiero. Mente in attività e tanta voglia di fare.
Poi però è così tremendamente facile perdersi in un bicchiere di noia e apatia.
Ci sono tremila libri che voglio leggere, canzoni che voglio ascoltare, sogni da realizzare, e tutto si ferma così, d'un tratto, in due mani senza vitalità ed ossessivo movimento? Al diavolo questo essere uomini, vogliamo cambiar pelle si o no?
Ascoltavo delle canzoni scaricate per caso da un sito musicale e sentivo la testa girarmi, poi bloccarsi d'un tratto e rimanere come priva di cervello, solo una superficie epidermica, né ossa né muscoli, solo Occhi. E sprofondava la vista in un vortice silenzioso e veloce in cui mi era concessa solo la visuale frontale, come avessi le code dei miei occhi tappate dai paraocchi equini. Sentirsi imprigionato in una visuale limitata rettangolare di larghezza limitata. Ho pensato che da solo non valgo niente, un pò il concetto di "Happiness is real only if shared". Sorta di epifanica raccomandazione anti-egoistica.
Ma senza approfittarsene.

Vortix de sensations qui n'ont pas des lignes d'explications