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mercoledì, maggio 26, 2010

Mi trema il cuore

Fall Foliage. Soap&Skin. Listen while reading,please.


Non è tristezza nè depressione, nulla di tutto ciò.
E' sospensione e necessità di urlare una possibilità di vedere finalmente chiaro in fondo alle vaghe stranezze di queste sensazioni che travolgono e mettono paura.
Mi accompagno con la musica gotica di una sorprendente ventenne nera di sentimento.
Come mai vedo tutto sfuggire e non colgo la differenza tra il positivo e lo struggente, il costruttivo ed il "distruggente"? Si rincorre chi non meriterebbe, si tralascia ciò che apporta calore e riflessione.
Richiedere riflessione è impegnativo e con gran dispendio di energie. Non voglio comprensione, il mondo chiuso nel suo circuito esploderà nel momento opportuno.
Ho voglia di oscuro ed indefinito, perdermi in non-ricognizioni, non deve esserci spiegazione.
Datti al giardinaggio dei fiori del male.
Sento delle traiettorie trasversali che conducono elementi taglienti spostarsi da sinistra a destra, e poi ancora, e scavano in un vuoto di calma che è straziato, è tutto così fragile.
Mi piace perdermi nella musica e ascoltare come il mio cuore può rispondere all'impulso mutevole delle impressioni. Piangere di un arco islandese, ridere di un gioco vocale intrippante, seguire le immagini di un'invenzione travolgente, struggere la resistenza davanti al vero calore di una realtà melodrammatica da autore narrata con sapienza e raffinata introspezione.
Vorrei che le mie corde non suonassero stonate, quel Sol troppo vicino al Re deve essere domato con efficacia e precisione. Ognuna a suo tempo, con proprie sfumature.
Il sonno è per riposarsi, non per perdersi nella vacuità.

I'll always stay on my own.

domenica, aprile 25, 2010

Freddo

Ho il fiato e il respiro strozzati da indugi e riflessioni troppo malinconiche, fondamentalmente quella che mi assale è pura e vera paura. Le decisioni prese sono sottoposte a continui pensieri, e puntualmente l'errato è giusto, il giusto è errato, la via è tortuosa, cazzo come si esce?
Bisognoso di pianti isterici improvvisi, sento che l'equilibrio continua a sfuggire, mi bastano due parole pronunciate, una visione diversa indipendentemente da me stesso, e crolla quella fittizia realtà che però è figlia di volontà, solo che la volontà ancora non ingrana, non mi credo, non mi amo, non mi sostengo in effetti.
E come fare?
Una camomilla e una doccia, per ora.

mercoledì, luglio 01, 2009

Che cosa succede?

Devo tornare al lavoro, vorrei che tutto quello che desidero si realizzasse. Come altri 6 miliardi di persone in fondo.
E desidererei che ciò che spinge le mie pulsanti decisioni non dipenda solo ed esclusivamente dal mio egoismo: che un pò ce ne sia, è ovvio, innegabile, inevitabile, chiaro. E nessuno lo mette in dubbio.
Vorre davvero essere generoso e comprensivo come predico. Ma è difficile, cazzo se lo è.
Perché neanche te ne rendi conto, ed eccola la reazione che provochi: quello che non avresti voluto succedesse, succede per l'appunto.
Io sono un pò stanco di aderire sempre a canoni di impostazione secondo cui determinate cose debbano essere fatte, sarebbe meglio farle, c'è tempo per tutto. Io il tempo vorrei stravolgerlo, prendere le lancette in mano, e farne ciò che voglio, trovare un equilibrio che concili le richieste di tutti gli altri 6 miliardi di individui.
E come mi è stato detto, sarebbe bello avere giornate di almeno 48 ore e poter soddisfare almeno il doppio delle proposizioni che ci si detta, almeno nel mio caso. Ma tanto poi sarebbe lo stesso: non sarebbero sufficienti neanche quelle 48 ore, e se ne richiederebbero 96 per sentirsi anche solo poco soddisfatti. Che giro.
Che tristezza, il mondo intorno e a me certe volte sfugge.
Fatti valere! ;)


(Conclusioni inesistenti per riflessioni sconclusionate: appunto ho detto la stessa cosa).







Oddio che fico!
Eccolo, così il tempo è amico.

domenica, marzo 15, 2009

Sogg

Sono deluso da me stesso, solo me stesso, quando riesco a far tornare per un pò tutto alla "normalità", e poi abbraccio nonostante tutto minuti di dispersione e addio chers efforts. Divago in una dimensione di nulla e mi illudo e mi trastullo. Ho tanta paura, e voglio scriverlo qui per liberarmene adesso, non perché qualcuno necessariamente lo legga.

venerdì, gennaio 30, 2009

Novembre inoltrato

Il mondo continua a girare, ed io vorrei potesse fermarsi, ogni tanto, e impedire al tempo di rincorrere l'ansia di realizzazione insita nell'uomo, già in lui, da sempre, fermarsi un pò.
La notte giunge, ed io vorrei non fossero solamente le 10, ma mezzanotte inoltrata, finalmente sotto le coperte, con le braccia strette intorno alla pancia e le labbra che borbottano cose oramai prive di valore, ma che, retaggio infantile, acquietano l'animo.

Mi viene da piangere, invece vorrei tanto sorridere.
So che tutto ciò che cerco devo trovarlo nella forza di crescere, e nessuno mi regalerà mai niente, e questo vorrei tanto accettarlo e non sentirmi invece così schiacciato da un macigno senza nome ogni volta che mi smarrisco e sento gli occhi inumidirsi, o perdo la pazienza, e mi "sbatto", da una parte all'altra.




E poi penso al resto del mondo che muore di fame, di guerra, di freddo, di egoismo, e tutto cresce ancora più vertiginoso, e mi sento sprofondare.
Ci sono momenti che non vorrei rivivere, ma poi capita di esserci dentro, ancora, ancora.

.

domenica, gennaio 25, 2009

Low Profile!(Cioè, renditi conto)

Non credevo sarei riuscito a scrivere questo mio pensiero volante notturno, rientrato a casa ho trovato la corrente staccata, tutto buio. Ho acceso una candela da sempre lì accanto ai miei oli ma mai accesa, ho ritenuto potesse essere utile scrivere un pensiero volante notturno dopo aver trascorso una serata a riflettere sul senso attuale dell'insicurezza umana che si fa forza nella debolezza, si nasconde dietro a falsi veli che si crede riescano ad ingannare, ma infine fanno percepire tutto.Traspare tutto,chi sa leggere il movimento sussultuoso dell'occhio che sfugge all'ala fiammante della radice colorata, sa intravedere anche quegli spazi che rimangono bianchi, in cui viene a formarsi la risposta che stai aspettando, non quella che tu credi sia, ma semplicemente una risposta. Niente è a caso e tutto è in una posizione di precisa correlazione con miliardi di altre cose-elementi-caratteri tutt'intorno.Non ci si può dissociare quando lo si decide,e poi connettersi per dar sfogo all'egoistica ricerca di conforto momentaneo.
(Poi ho capito che bastava tirare su la levetta del contatore vicino al telefono in corridoio, forse è scattato perché stasera c'è stata una brutta pioggia, ed io a guidare stordito -alla vista- da fari troppo alti e perso in nubi di gocce rafferme a creare uno spazio per procedere in una melma tossica).
Si rischia in qualunque circostanza, qualsiasi sia la strada che si scorge come quella possibile: bene ricordarsi sempre però che la più breve, la più facile, quella che determina un minor dispendio di energie, meno noia, meno pensiero-a-cui-deve-seguire-un-atto, meno frustrazione conseguente alla consapevolezza del dover far qualcosa, non porta quasi mai al tuo bene. La strada più facile nasconde la tua passiva rassegnazione alla realtà che non hai mai accettato e che forse non hai mai voluto cambiare, non ci sono cose che non si possono fare, ci sono cose che invece in modo inconscio, ma lucido quand meme, tu decidi di non fare perché perseguitato da una nuvoletta di vittimismo in cui trovi maggior immediato riconoscimento, l'immagine di un personaggio stilizzato che rincorr
e il crogiolo del suo male, una culla in cui poter comodamente piangere lacrime pessime, intrise di pura arroganza pronta solo a dissolvere.
Non esiste l'autoconvincimento nell'esattezza di una pratica che provoca Male, il male non è esattezza, nessuno giudica il modo in cui dovresti raggiungere questo bene. Forse neanche io lo conosco, c'est qui, Moi? Non sono seduto su nessun piedistallo, intendiamoci. Lo so bene, anche io.
Troppo facile dire che si è provato, che si è fatto il possibile, che si è tentato, che forse è il mio destino, che voglio star male. Che questa è la mia vita. Rischia la bellezza di questo bene. Qualunque esso sia. Luogo comune dell'uomo che non rischia l'ebbrezza della pursuit of happiness: tra l'ignoto e un presente mediocre, barbaro, incostante, equilibrato di pesi nulli, preferisco il crogiolo del discreto avvenire.

-Non sono problemi tuoi! Mi risponderesti..Voglio essere la mia gabbia, la mia porticina liberatoria, le mie mani la chiave, la mia pelle lo scheletro metallico. Ma se il mondo finisse in te, cosa acquisteresti? Cosa doneresti tu, a questo? Quale la gioia, quale la spasmodica attesa, quale la sconfitta, la vincita, la vittoria, la perdita? Da soli niente è tuo compagno di avventura, freddo, ghiaccio e pietra. Solo se tu, libellula in mezzo ad altre libellule, capirai di non essere la sola, tutto potrà cominciare ad avere un inizio, di svolgimento, risoluzione, complicazione, di fine, più facile è offuscare la dorata volontà di antica consapevolezza del grigiore paralizzante. Si crede di essere giustificati.
Smarrito come una dolce Caterina vado in città e mi meraviglio di quanto sia vario il mondo.
E desidero anche io affermarmi.
(Acceso il modem, la candela è la mia fonte di illuminazione, non accendo la lampadina per farmi luce. Allora comincio a scrivere).




Writing something while your ears hear a sweet
instrumental voice. AnimaAmina.

martedì, dicembre 30, 2008

Fine

Mi sono subito reso conto che scrivere fine come titolo del post possa giustamente, ma fallacemente far riferimento ad una lista possibile di ciò che questi ultimi giorni provoca nel mio ricordo e nella mia volontà di futuro.

Mi confrontavo con il suicidio.
Potrebbe essere in realtà molto semplice morire, per mano propria, serenamente e lucidamente, perché esausti. Lasciarsi scivolare lungo la cornice di un davanzale al quinto piano di un palazzo, senza che nessuna oda il tonfo prodotto da un corpo macilento che viene in contatto con un suolo che sembra là che ti chiami, vieni giù.
Ho finito di leggere un libro ed è stata una sorpresa accorgermi come non mi aspettassi nulla al pari di un semplice finale non troppo lontano dalla logica, ero solo troppo preso da ogni singola parola, ogni frase di un testo che scorreva e in alcune parti più ricercate offriva una gamma descrittiva di azioni e immagini concrete quasi sconcertante, per accuratezza e tecnica.
Non parlo di suicidio estremo e disperato: sembra paradossale concepire la parola suicidio in maniera distaccata da atto estremo e folle. C'è differenza.
Schopenhauer affermava che il suicidio rappresentava la vittoria surclassante e inoppugnabile della volontà di vivere; paradossalmente il suicidio, come rifiuto della vita terrena a cui si è stati destinati, è quindi la liberazione dalla frustrazione dell'esistenza effettiva, a cui si dice no, sperando di accoglierne in questo modo una nuova, semplicemente un'altra vita, in cui credere di poter far meglio tutto ciò che si è fatto nella ormai da poco precedente, rifiutata. Non si tratta esattamente di un gioco di rifiuto e nuova accettazione, la vita. Pensavo al suicidio come affascinante constatazione della grandezza di un genio umano, che ha concluso tutto e vuole morire. Quel libro è davvero un bel libro.
Penso che tante volte l'uomo sia troppo codardo, pavido e tutto fuorché coraggioso per giungere a perpetrare una simile pugnalata mortale all'esistenza che l'ha animato di soffio vitale; dico meno male perché forse a questo punto ci sarebbero morti continue e apparentemente ingiustificate, immotivate, c'erano dei problemi, ma non credevo fino a tal punto. Ma è affascinante sapere che sia esistito qualcuno così forte da mettere a tacere la voce che tutti hanno dentro, e quell'istinto naturale che proclama la necessaria sopravvivenza; qualcuno di così tormentato, personaggio noir esploso in silenzio, qualcuno di così presuntuoso, egoista e non vigliacco: bensì coraggioso, e così idiota.
Ma l'uomo ama la vita, ne ha paura, della vita, della sua, di quella degli altri simili, e lotta per cercarle un senso.
E' così affascinante, però.

sabato, settembre 13, 2008

Non penso ci siano sempre ragioni.

Abbasso il volume della tv, a me fondamentalmente non è mai fregato troppo di moto o formule uno, se non per improvvisi sbalzi di compagnia virilmente accolta non con eccessiva noia.
Metto su nel mio pc le canzoni che ultimamente maggiormente allietano il mio tempo, umore altalenante, non riesco a controllarlo molto bene, questo sentimento di distratta atmosfera, sospeso in un vuoto emozionale che disarma nella sua inconsistenza.

Leggo molto. Mi piace. E sembra riesca quindi a trovare il momento per me stesso. Che però così tante volte tengo lontano per paura di svenire davanti al fantasma che si nasconde dietro alle mie fantastiche immaginazioni, penso e ugualmente cerco di non pensare. Mi piace a volte sentirmi lontano dal mondo, e troppe volte soffro di questa lontananza. Paura che io non sia preso in considerazione, paura frustrante di crescere troppo violentemente, sono fragile, debole, forte e autoritario.


Estraneo in un mondo che tante volte mi fa stare bene, ed alcune, altrettanto numerose, mi fa vomitare dall'indifferenza, e dalle frasi non dette.
Quando io so che voi sapete, e voi pensate che io non sappia. Idioti.
Decido io quando, ma non rompete.

Un soffio costante sul collo, un peso di correttezza da presentare con lento impegno, è tanto difficile crescere!
Timore del prossimo essere me stesso, e di tante parti di cuore ormai andate via col vento della transizione, tante persone che amo non ci sono, non come prima, ed io a volte ne vengo nuovamente turbato.
Pensieri improvvisi e fastidiosi. So di essere debole, ma quando la palese verità si fa concretezza nel pulsare del sangue nel cuore, ne soffro e vorrei essere sordo allora, non solo di orecchi.

Il silenzio certe volte è tanto bello.


Lacrime non ce ne sono, perché la tristezza e il dolore sono altre amiche di questo stato di eccessiva astrattezza che sento dentro, e che mi rende solo? incompreso, perché io così voglio mostrare me stesso alle mie stesse Luci?
Apatica visione del mondo che circola.
Accade di sentirsi frenati da impulsi troppo spesso nemici.

L'unica chance si annida nella forza del proprio corpo: dai un calcio a tutta quella matassa di ritorta inettitudine e fai una ruota, sorridente. Sorridendo.









(Stai attento a non eseguire bruschi movimenti mai effettuati prima, potresti farti del male)