Mi sono subito reso conto che scrivere fine come titolo del post possa giustamente, ma fallacemente far riferimento ad una lista possibile di ciò che questi ultimi giorni provoca nel mio ricordo e nella mia volontà di futuro.
Mi confrontavo con il suicidio.
Potrebbe essere in realtà molto semplice morire, per mano propria, serenamente e lucidamente, perché esausti. Lasciarsi scivolare lungo la cornice di un davanzale al quinto piano di un palazzo, senza che nessuna oda il tonfo prodotto da un corpo macilento che viene in contatto con un suolo che sembra là che ti chiami, vieni giù.
Ho finito di leggere un libro ed è stata una sorpresa accorgermi come non mi aspettassi nulla al pari di un semplice finale non troppo lontano dalla logica, ero solo troppo preso da ogni singola parola, ogni frase di un testo che scorreva e in alcune parti più ricercate offriva una gamma descrittiva di azioni e immagini concrete quasi sconcertante, per accuratezza e tecnica.
Non parlo di suicidio estremo e disperato: sembra paradossale concepire la parola suicidio in maniera distaccata da atto estremo e folle. C'è differenza.
Schopenhauer affermava che il suicidio rappresentava la vittoria surclassante e inoppugnabile della volontà di vivere; paradossalmente il suicidio, come rifiuto della vita terrena a cui si è stati destinati, è quindi la liberazione dalla frustrazione dell'esistenza effettiva, a cui si dice no, sperando di accoglierne in questo modo una nuova, semplicemente un'altra vita, in cui credere di poter far meglio tutto ciò che si è fatto nella ormai da poco precedente, rifiutata. Non si tratta esattamente di un gioco di rifiuto e nuova accettazione, la vita. Pensavo al suicidio come affascinante constatazione della grandezza di un genio umano, che ha concluso tutto e vuole morire. Quel libro è davvero un bel libro.
Penso che tante volte l'uomo sia troppo codardo, pavido e tutto fuorché coraggioso per giungere a perpetrare una simile pugnalata mortale all'esistenza che l'ha animato di soffio vitale; dico meno male perché forse a questo punto ci sarebbero morti continue e apparentemente ingiustificate, immotivate, c'erano dei problemi, ma non credevo fino a tal punto. Ma è affascinante sapere che sia esistito qualcuno così forte da mettere a tacere la voce che tutti hanno dentro, e quell'istinto naturale che proclama la necessaria sopravvivenza; qualcuno di così tormentato, personaggio noir esploso in silenzio, qualcuno di così presuntuoso, egoista e non vigliacco: bensì coraggioso, e così idiota.
Ma l'uomo ama la vita, ne ha paura, della vita, della sua, di quella degli altri simili, e lotta per cercarle un senso.
E' così affascinante, però.
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4 anni fa