Allora anche per me sarà stanchezza? Voglia di nulla, obbligo e frustrante volontà di fare sempre tutto?
Perché il piacere svanisce quando ci si mette in mezzo la superbia di essere the first, ma non per gli altri, per se stessi. Dimostrare di valere, la vedo come un'ammissione di mancanza di fiducia nei propri riguardi: dovresti andare bene così.
E mi altaleno tra momenti di pura comprensione e conoscenza, sprazzi di gioia senza definizione, il cavallo che batte sul mio corpo nel resto del tempo, la maledetta perdita di lucidità, il pianto, e poi il dovere che incombe e ridiventa padrone del neurone che in realtà chiede riposo. La via di mezzo non la conosco.
Vorrei viaggiare, ho paura che neanche in quel modo però riuscirei a percepire la sottile soffiata che mi porterebbe nella giusta via: intrappolato in un tempo che detta a me le sue regole, che decide e distribuisce doveri, inquisizioni, angosciose corse di miglioramento che straziano, a volte. E cado, e mi rialzo, e poi cado, e poi vorrei non essere.
Non ho scritto molto nel tempo andato, non era utile probabilmente, secondo me non parlo abbastanza, sono chiuso nel buio di questa storia che mi ha rotto a tal punto da cessare di volere, desiderare, provare piacere. Un'ossessione! Una trappola sublime incantata e straziante. Logora dentro lentamente, lacrime, ci si ripulisce, che schifo questo sporco. Ma chi sono e cosa voglio? Oddio odio queste domande, odio il non avere una vita ed un sentimento normale, odio la compassione e la sensazione di scivolare ogni volta nello schifo della perdita di se stessi. Ma se sapessi la soluzione, non sentire ogni volta la necessità di sfogare, e dopo tanto scrivere. Voglio vedere con occhi da bambino senza troppa ingenuità, so che posso, ma il fascino dell'ostile monde fatale incombe ed io vedo nuvole grigie cariche di pioggia che tanto cade, cadrà, eccola, ma non me ne frega niente. Poi, zuppo, lamento il male di me, penso ai veri problemi, a ciò che distrugge il mondo, a troppe cose che infrangono tutta la beauté, e rido della mia stupidità. Una risata non viva, ma disperata, amara, senza via, un cul de sac, una richiesta di aiuto che adesso davvero mi vergogno di chiedere. Sono uno stupido, lo so. Dove è finita la mia gioia? La serenità? Non sempre mi sento perso, ma voglio essere sempre in grado di urlare la forza della volontà che sento dentro, perché mi lascio andare? Non so con chi prendermela, non è neanche colpa di Me. E' un buio che però devo rischiarare, Io.
Bevi dal calice della perdizione.
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